Crimini di guerra

Il processo Eichmann

di Luca Bellia / pubblicato il 14 Febbraio 2014

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Citazioni e riferimenti

[1] CESARANI David, Adolf Eichmann. Anatomia di un criminale, Mondadori, Milano 2006, pp. 286 – 287

[2] Le modalità con cui venne individuato e rapito Eichmann risultano non del tutto chiare, ancora oggi. La segnalazione al gabinetto di Ben Gurion sembra che giunse dal magistrato tedesco Fritz Bauer, convinto anti – nazista,  poiché il Mossad non aveva tra le priorità la ricerca dei criminali del Terzo Reich verso la fine degli anni Cinquanta (cfr. CESARANI, op. cit., pp. 269 – 273). Un’altra versione sosteneva che la soffiata arrivò dal servizio segreto russo e non da Bauer (si veda ARENDT Hannah, La banalità del male, Feltrinelli, Milano 2013, p. 245). Per quanto attiene al rapimento, il primo ministro si complimentò inizialmente con gli uomini del Mossad, in seguito scrisse al governo argentino – al fine di far rientrare la crisi diplomatica – che l’azione era tutta opera di “privati cittadini” (CESARANI David, op. cit., p. 289).

[3] SEGEV Tom, Il settimo milione. Come l’Olocausto ha segnato la storia d’Israele, Mondadori, Milano 2001, p. 302

[4] CESARANI David, op. cit., p. 290

[5] Alcuni militanti della desta estrema uccisero a colpi di pistola uno studente ebreo fuori da una scuola di Buenos Aires nel 1960 e, due anni dopo, una ragazza (sempre di religione ebraica) venne sequestrata ed assassinata poiché ritenuta collaboratrice dei rapitori di Eichmann (CESARANI David, op. cit., p. 290)

[6] SCIGLIANO Alberto, Il processo Eichmann. Il ruolo del diritto nella ridefinizione della memoria e della identità nazionale israeliana, in http://www.studistorici.com/2013/08/29/scigliano_numero_14/

[7] GALANTE GARRONE Alessandro, Prefazione in HAUSNER Gideon, Sei milioni di accusatori. La relazione introduttiva del procuratore generale Gideon Hausner al processo Eichmann, Einaudi, Torino 1961, pp. XIV – XX

[8] PALMA Alessandra, I crimini contro l’umanità e il Tribunale Penale Internazionale, in http://www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=palma, paragrafo 1

[9] Cfr. SHAPIRA Anita, The Eichmann Trial: changing perspectives, in “Journal of Israeli history” (Online), p. 19. Molte critiche giunsero dagli intellettuali di origine ebraica, che non volevano affatto un “processo fatto in casa”,  come argomentò Richard Crossman, non si voleva dare al mondo l’idea di una vendetta tribale nei confronti di Eichmann.

[10] Cfr. PALMA Alessandra, I crimini contro l’umanità e il Tribunale Penale Internazionale, in http://www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=palma, paragrafo 2

[11] SEGEV Tom, op. cit., p. 321

[12] DELAGE Christian, La veritè par l’image. De Nuremberg au process Milosevic, Denöel, Parigi 2006, pp. 235 – 245

[13] Come dichiarò Shulamit Har-Even: “The entire country is living the trial in a way that’s unprecedented, there’s never ever been something like this”, in SHAPIRA Anita, op. cit., p. 20

[14] L’attenzione rivolta all’imputato era maniacale. Una guardia lo sorvegliava a vista giorno e notte, un’altra controllava che il collega non gli rivolgesse la parola ed una terza si occupava della seconda e dell’accesso al corridoio. Gli agenti addetti alla “sicurezza” del prigioniero vennero accuratamente scelti dal governo tra gli ebrei che non avessero mai avuto alcun parente vittima del nazismo (CESARANI David, op. cit. pp. 292 – 293).

[15] CESARANI David, op. cit., p. 299

[16] ARENDT Hannah, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme , Feltrinelli, Milano 2013, p. 29

[17] LINDEPERG Sylvie, WIEVIORKA Annette, Les deux scènes du procès Eichmann, in Annales histoire sciences sociales, anno 2008, vol. 6, p. 1253. Quando Ben Gurion decise di mediatizzare il processo, anche la decisione del luogo divenne decisiva. Serviva una sala ampia per il pubblico e che desse, inoltre, la possibilità di installare e nascondere le numerose telecamere (Cfr. DELAGE Christian, La veritè par l’image. De Nuremberg au process Milosevic, Denöel, Parigi 2006, pp. 235 – 245)

[18] SEGEV Tom, op. cit., p. 312

[19] ARENDT Hannah, op. cit., p. 12

[20] SEGEV Tom, op. cit., p. 302

[21] Ibidem

[22] SHAPIRA Anita, op. cit., p. 26

[23] Ivi, p. 24. La citazione esatta è la seguente: “I suspect that Hausner repeated that particular query in order to pry to open the door to answer by the survivors that could cast new light on the situation in the territories under Nazi occupation. And that for the first time, they would explain to the Israeli public just how distant that question was from actual reality.”

[24] SHAPIRA Anita, op. cit., p. 36

[25] OSIEL Mark, Politiche della punizione, memoria collettiva e diritto internazionale, in Baldissara Luca e Pezzino Paolo (a cura di), Giudicare e punire, l’ancora del Mediterraneo, Napoli 2005, pp. 105 – 115. Osiel, in un passo del suo saggio, riporta lo studio dell’antropologo Victor Turner. Quest’ultimo descrisse il processo Eichmann ed altri eventi simili come “performance culturali che comportano la pubblica rottura, l’autoanalisi e, infine, la ricomposizione della società per mezzo di procedure legali o rituali di altro tipo” (p. 114)

[26] OSIEL Mark, op. cit., p. 114. È la definizione di Victor Turner delle “performance culturali” di cui si accennava nella nota 25

[27] OSIEL Mark, op. cit., p. 106

[28] SEGEV Tom, op. cit., p. 322

[29] Il termine “sfilata” è usato anche dal professor Minerbi, nel suo diario del processo (MINERBI Sergio, Eichmann. Diario del processo, Luni Editrice, Milano – Trento 2000). Credo che sia piuttosto significativo, poiché fornisce l’idea di una sorta di corteo delle vittime, fatte sfilare davanti al carnefice e al mondo intero, travalicando così lo scopo principale: giudicare secondo la legge Eichmann.

[30] ARENDT Hannah, op. cit., pp. 230 – 231

[31] Il Bureau 06 era la sezione appositamente creata per gestire il prigioniero Eichmann, aveva anche il compito di interrogarlo in fase di indagine.

[32] Cfr. AA. VV., Dossier Eichmann, Editori Riuniti, Roma 1961, pp. 209 – 229. Le accuse andavano dal genocidio, alla persecuzione, all’omicidio diretto di una persona (l’unica accusa dalla quale fu prosciolto), fino alla appartenenza ad un’organizzazione ostile al popolo ebraico.

[33] CESARANI David, op. cit., p. 314

[34] ARENDT Hannah, op. cit., p. 228

[35]Sebbene Ben Gurion avesse scelto per la “mediatizzazione” completa del processo (il primo caso della storia) ed in aggiunta la condanna a morte fosse quasi già scritta, il caso mondiale che si sollevò fu molto più ampio di quanto ci si potesse aspettare. Cfr. SCIGLIANO Alberto, op. cit., p. 12

[36] ARENDT Hannah, op. cit., p. 18. Secondo la filosofa, il primo ministro intendeva soprattutto serrare le fila del popolo ebraico, da sempre circondato da un mondo ostile, e mostrare a tutti il nuovo eroismo d’Israele, contrapposto all’antica remissività.

[37] Ivi, pp. 60 – 61

[38] CESARANI David, op. cit., p. 397

[39] SHAPIRA Anita, op. cit., pp. 22 – 23

Bibliografia

-Arendt Hannah, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 2013

-AA. VV., Dossier Eichmann, Editori Riuniti, Roma 1961

-Baldissara Luca e Pezzino Paolo (a cura di), Giudicare e punire, l’ancora del Mediterraneo, Napoli 2005

-Cesarani David, Adolf Eichmann. Anatomia di un criminale, Mondadori, Milano 2006

-Delage Christian, La Veritè par l’image. De Nuremberg au procès Milosevic, Denöel, Parigi 2006

-Hausner Gideon, Sei milioni di accusatori. La relazione introduttiva del procuratore generale -Gideon Hausner al processo Eichmann, Einaudi, Torino 1961

-Minerbi Sergio, Eichmann. Diario del processo, Luni Editrice, Milano – Trento 2000

-Segev Tom, Il settimo milione. Come l’Olocausto ha segnato la storia di Israele, Mondadori, Milano 2001

-Traverso Enzo, La violenza nazista. Una genealogia, il Mulino, Bologna 2010

Articoli

-Lindeperg Sylvie e Wieviorka Annette, Les deux scene du procès Eichmann, in “Annales histoire sciences sociales”, 2008 vol. 6, pp. 1249 – 1274

-Palma Alessandra, I crimini contro l’umanità e il Tribunale Penale Internazionale, in http://www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=palma

-Scigliano Alberto, Il processo Eichmann. Il ruolo del diritto nella ridefinizione della memoria e dell’identità israeliana,  in “Diacronie. Studi di Storia Contemporanea: Processo penale, politica, opinione pubblica (secoli XVII – XX), 2013 numero 14

-Shapira Anita, The Eichmann Trial: changing perspectives, in “Journal of Israeli history”, 2004 vol. 23, pp. 18 – 39

Sitografia

-http://www.studiperlapace.it

-http://www.studistorici.it

-http://www.ushmm.org

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